Auricolari bluetooth e lettori MP3 possono interferire con i dispositivi impiantabili. Lo sostiene una ricerca presentata al congresso dell’American Heart Association in corso a New Orleans. Secondo i ricercatori il responsabile dell’alterazione del funzionamento di pacemaker e di defibrillatori sarebbe un metallo, il neodimio, di cui sono composti i magneti contenuti negli auricolari di telefonini e MP3, che offrono una qualità sonora eccellente. William H. Maisel, direttore del Medical Device Safety Institute al Beth Israel Medical Center di Boston, e il suo gruppo hanno verificato il rapporto in termini di interferenza di circa 60 tipi diversi di pacemaker e di defibrillatori con i più diffusi lettori MP3 e gli auricolari disponibili sul mercato. Hanno così verificato che, se posti ad una distanza inferiore ai 3 cm, i magneti di neodimio degli auricolari interferiscono con i pacemaker rallentandone il ritmo e con i defibrillatori modificandone la frequenza. Secondo i dati raccolti dai ricercatori di Boston circa il 15 per cento dei pacemaker oggi in uso e il 30 per cento dei defibrillatori sono influenzati dai magneti in neodimio. Dall’altra parte della costa americana una ricerca condotta da un gruppo californiano e anch'essa presentata al congresso ha dimostrato che, al contrario, l’iPod®, iPod® nano, iPhone (tutti rigorosamente originali) non interferiscono in alcun modo con i dispositivi impiantabili. Quale dei due gruppi ha ottenuto i risultati più corretti? A giudicare dalle reazioni della platea del congresso sembrerebbe che molti ricercatori si siano lasciati persuadere dal fatto che il neodimio possa interferire effettivamente, essendo un magnete, con i dispositivi impiantabili: tuttavia c’è da sottolineare che il rischio di interferenza è minimo visto che auricolari e MP3 dovrebbero, per avere un effetto percettibile, essere costantemente a 3 cm dal punto in cui il pacemaker o il defibrillatore è stato impiantato. Basta dunque non tenerli nel taschino della camicia, o non lasciarli penzolare sul petto, per evitare problemi indesiderati. Fonte: American Heart Association Scientific Sessions, New Orleans 2008
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