USA: OBAMA 349 VOTI E MCCAIN 163, MISSOURI E CAROLINA NORD ANCORA INCERTI
Il democratico Barack Obama, 47 anni, ha conquistato la Casa Bianca dopo una straordinaria campagna elettorale di due anni, sconfiggendo il repubblicano John McCain e diventando il primo presidente nero degli Stati Uniti.Obama, senatore al primo mandato, ha guidato la vittoria dei democratici al Congresso, dove hanno esteso la propria maggioranza in entrambe le Camere.
La vittoria di Obama, 47 anni, padre del Kenya e madre del Kansas, rappresenta una pietra miliare nella storia degli Stati Uniti, a 45 anni dal movimento per i diritti civili guidato da Martin Luther King.
"Ci è voluto molto, ma stanotte, grazie a quello che abbiamo fatto in questa giornata, il cambiamento è arrivato per l'America", ha detto Obama a 200.000 sostenitori riuniti a Grant Park a Chicago.
Con 48 stati aggiudicati, Barack Obama e' a 349 voti elettorali e John McCain 163. Solo due stati, per un totale di 26 voti elettorali, rimangono ancora too close to call, Missouri e Carolina del Nord. Con il 92 per cento dei voti scrutinati, Obama ha ottenuto il 52 per cento del voto popolare - vale a dire 62.302.690 - e McCain il 46 per cento, con 55.268.212. La netta vittoria del democratico e' stata determinata dalla conquista dei due swing state per antonomasia, Florida ed Ohio, nei tre stati del West (Colorado, Nevada e New Mexico) tradizionalmente repubblicani che sono stati uno degli obiettivi principali della campagna di Obama. Storica anche la vittoria, la prima di un democratico dal 1964, in Virginia. Ed importante la difesa della Pennsylvania, stato che McCain ha cercato fino all'ultimo di strappare ai democratici. Anche l'Indiana, stato tradizionalmente repubblicano e' andato al democratico.Dal Mondo:
VATICANO. "Dio illumini" Obama nella sua "grandissima responsabilità" è l'auspicio della Santa Sede nell'esprimere al 44/esimo presidente degli Stati Uniti gli "auguri di poter rispondere alle attese e alle speranze che si rivolgono verso di lui", anche per quanto riguarda "il rispetto dei valori umani e spirituali essenziali".
NAPOLITANO. Il Capo dello Stato ha detto che "per noi italiani che ci sentiamo intimamente legati sul piano storico e politico, culturale e umano, al popolo americano e agli Stati Uniti d'America, questo è un grande giorno: traiamo dalla sua vittoria e dallo spirito di unità che l'accompagna nuovi motivi di speranza e di fiducia per la causa della libertà, della pace, di un più sicuro e giusto ordine mondiale".
FRATTINI. Il ministro Frattini, nell'esprimere a Obama le sue "vive congratulazioni", ha detto che "siamo convinti, e continueremo ovviamente ad esserlo, che gli Stati Uniti sono e saranno il primo partner internazionale dell' Italia. Con il presidente Obama noi continueremo su una strada di collaborazione e di condivisione, e certamente di sostegno reciproco nelle più grandi regioni di crisi dove l'Italia è fortemente impegnata accanto agli Stati Uniti".
SARKOZY. La "vittoria brillante" di Obama è stata sottolineata dal presidente francese, Nicolas Sarkozy, seguito a ruota dal premier Francois Fillon. Il presidente cinese, Hu Jintao, rivolgendosi a Obama, ha auspicato che si possa raggiungere un nuovo livello di collaborazione e intesa tra Cina e Usa: "Hanno vasti interessi comuni" e "condividono la responsabilità di una serie di importanti questioni che riguardano il benessere e la felicità dell'umanità".
BARROSO. L'Europa ha fatto sentire la sua voce con il presidente della Commissione, Josè Manuel Barroso, secondo il quale "dobbiamo trasformare la crisi attuale in opportunità".
BROWN. Il primo ministro britannico, Gordon Brown, nel felicitarsi per la vittoria di Obama, ne ha salutato i "valori progressisti" e la "visione per il futuro".
MERKEL. La cancelliera tedesca, Angela Merkel ha assicurato a Obama, in un telegramma di congratulazioni, una "collaborazione piena di fiducia" da parte della Germania.
OLMERT. Dal Medio Oriente il premier israeliano uscente, Ehud Olmert, ha detto che gli Stati Uniti "hanno dato ancora una volta la prova di essere la più grande democrazia e di essere un esempio per tutte le altre democrazie nel mondo", ribadendo che Israele e Usa hanno la stessa volontà di continuare a rafforzare questi rapporti per portare avanti la pace e la stabilità in Medio Oriente.
ABU MAZEN. Il presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen, che ha invitato Obama a operarsi per comporre in conflitto con Israele.
TARO ASO. Il premier giapponese, Taro Aso, ha espresso le sue "più sentite felicitazioni al senatore Obama".
SINGH. Il premier indiano, Manmohan Singh, evidenzia lo "straordinario cammino verso la Casa Bianca" di Obama è "ispirazione" per il mondo intero.
Il Primo Discorso
“Questa notte abbiamo dimostrato che l’America può cambiare, l’America è cambiata se solo sessant’anni fa non si poteva votare per cause di sesso o di colore della pelle. L’America è cambiata se uno come me può diventare presidente” ha detto Obama quasi incredulo che tutto fosse avvenuto e che lì ai suoi piedi avesse la sua città di Chicago e davanti a sé le telecamere il mondo. Il primo pensiero è andato ai suoi supporter, ai suoi fans, ai volontari e ai suoi due grandi manager. Il primo David Plouffe, responsabile della campagna e della comunicazione, “che ha costruito la più grande macchina politica che gli Stati Uniti d’America abbiano mai visto”, e il secondo David Axelrod, stratega politico, che ha reso possibile questa storica insperata vittoria. La nottata non è stata così lunga come si credeva. La vittoria è arrivata alle dieci di sera annunciata da una scritta sullo schermo della CNN proiettata sui maxischermi del Grant Park. E’ stata la folla ad annunciarlo con un boato mentre molti neanche se ne erano accorti. In realtà si è trattato di una azzardo vincente.
Obama conduceva la gara di 207 grandi elettori e ancora mancava la California, 55 punti già incamerati per i democratici. Obama aveva la vittoria a nove grandi elettori di distanza, tanti ne sarebbero serviti, alle 21 30 di una insolitamente calda sera di Chicago per vincere la Casa Bianca. Quando a pochi minuti dalle dieci sono arrivati, quasi inaspettati, i venti e più voti della Virginia, dove i democratici non vincevano dal primo dopoguerra, neanche Bill Clinton cìera riuscito, i giochi erano fatti. Ci ha messo una decina di minuti la Cnn ad annunciare una vittoria annunciata. Dieci spaccate della sera. Alle dieci e un quarto mentre tutti aspettavano il Presidente sugli schermi arriva McCain. I “buuh” scoppiati quasi immediatamente sono stati azzittiti tanto da diventare applausi da un discorso dignitoso, da combattente vinto che riconosce l’onore del vincitore e chiama su di sé l’onta della sconfitta. I buhh e i fischi sono ripresi quando sullo schermo è apparsa Sarah Palin. E servita un’altra mezz’ora abbondante prima che arrivasse Obama sul palco, accompagnato dalla famigliola in vestito da sera.
Interminabili minuti di una vittoria non ancora consumata prima che ripetesse le tre parole magiche che hanno segnato l’inizio e la fine della sua campagna: “Yes We Can. Quel “sì possiamo” ripetuto ossessivamente ad onor del pubblico che lo recitava come un rosario, ad ognuna delle grandi sfide che l’America si trova ad affrontare. Subito dopo la festa, in uno stile molto più sobrio della convention di Denver che aveva lanciato la corsa alla Casa Bianca del primo presidente afroamericano degli Stati Uniti d’America, oltre due mesi fa. Il resto è stato festa. Prima con gli amici di Chicago, proprio qui a casa sua, la città dove è diventato professore, senatore e poi presidente. Poi con un passaggio nello stand blindato dello staff politico, poi dagli ospiti del vicepresidente Joe Biden, voce sommessa ma esperta dela campagna. Alla fine non un bagno di folla, ma un ennesimo discorso sul cambiamento che travolgerà l’America fatto ai fans e ai volontari. E un ennesimo giro di strette di mano saluti abbracci e ringraziamenti a cominciare dal sindaco di Chicago per finire all0inserviente della ditta di catering. Con una sola comprensibile preghiera: “Non chiedetemi di fare foto, altrimenti tornerà a casa domattina”.
1 commenti:
Barack Obama : leader of the CREATIVE CLASS.
L’ idea e la prassi di sviluppo della “CREATIVE CLASS” e’ stata l’ artefice della vitttoria di barack Obama da oggi 05/NOV/08 e’ divenuto Presidente degli USA .
La “Creative Class” e’ infatti la nuova classe dirigente fatta di gente che antepone le emozioni alla pura razionalita e che pertanto sa gestire le conoscenze in una ampia condivisione dei saperi.
La “Creative Class” si basa sulla capacita di fare rete e di coordinare persone aventi comuni interessi sociali ed economici in maniera abile per gestire il flussi di informazione condivisa, lavorando sia come lavoratori non dipendenti, che di manager ed imprenditori delle conoscenze innovativa.
Di conseguenza la vittoria odierna di Barack Obama in USA, non e’ direttamente imputabile alle gerarchie di partito ovvero ad una coalizione di gruppi di potere , ma alla capacita di realizzare “down-top” una nuova concezione del lavoro fondata su un nuovo proficuo rapporto contemporaneo tra lavoro materiale di tipo industriale ed il lavoro immateriale , guidato della ricerca scientifica e le varie forme di arte, nell’ insieme capaci di essere comunicate “on line”, proprio in quanto scienza ed umanesimo vengono finalizzate ad un nuova tipologia dello sviluppo globale della societa’ della conoscenza.
Il fattore cruciale della formazione della nuova “Creative Class” consiste nella capacita di organizzare il lavoro non piu come lavoro dipendente in modo che ciascun lavoratore , manager ovvero imprenditore possa esprimere la propria virtualità intelligente in una aperta condivisione basata su una comunicazione sempre piu interattiva e concordata sulla base della sottoscrizione di identiche ed identificabili finalita’ evolutive di un comune sviluppo economico e sociale.
Purtroppo viviamo in un paese l’ Italia, ingessato dalla politica di chi non si vuol mai fare da parte , che per mantenere privilegi e strutture di potere gerarchizzate , ha preferito basare sulla precarietà e su nuovi e coercitivi rapporti di basso sfruttamento i lavoratori della conoscenza .
Attualmente in pochi ,come noi di EGOCREANET www.egocreanet.it e amici di EGOCREANET , abbiamo assunto volutamente una nuova identita e cosciente di appartenenza alla Classe Creativa , capace di auto-organizzazione, proprio in quanto fondata sul libero lavoro creativo, condiviso tramite la aggregazione in rete, anziche sull’ appoggio di istituzioni tradizionali e di qualsiasi apporto di indole gerarchica.
E ‘ pertanto evidente la mia e la nostra felicita e speranza che la Leadeship di Barack Obama in USA possa essere un buon auspicio per realizzare anche nella nostra Italia un profondo cambiamento , come in vero ricordo che sinceramente propone in vero con grande pacatezza e lungimiranza il nostro grande Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano . Paolo Manzelli 05/NOV/2008 Firenze pmanzelli@gmail.com
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