CHE FELICITA’ - «Sono strafelice, perché abbiamo vinto qui, perché abbiamo fatto una grande gara, per i due gol. Sensazione indescrivibile... Si vive per queste emozioni. Mi ha commosso anche l’applauso del Bernabeu (quest’estate l’aveva ricevuto all’Old Trafford, ndr). Questo è uno stadio pazzesco, era una partita importantissima e segnare raddoppia la mia felicità. Sulle punizioni mi alleno come sempre, ma questo è davvero un buon momento. Maradona dice che non invecchio? Lui è fantastico, sono proprio contento di aver segnato davanti a lui. Speriamo che venga più spesso a vederci. Lippi mi lascerà a casa per le amichevoli? Ma lui sa cosa posso dare, non mi preoccupo e penso sempre all’Italia».
CHE GOL - Due diamanti incastonati nella notte madrilena. Due esecuzioni perfette che hanno pienamente giustificato l’ansia di Iker Casillas, alla vigilia timoroso delle conclusioni di Alex. L’incubo per il portiere spagnolo continua e l’unica consolazione è la possibilità (non la certezza) di non doverlo affrontare più. Nella prima guarda il portiere e piazza il pallone con potenza e precisione. La seconda è un’altra punizione, forse la più bella di questa stagione, tirata da venticinque metri e che riduce Casillas a un fermo immagine mentre si infila sotto l’incrocio, ammutolendo il Bernabeu e facendo saltare per aria quattordici milioni di juventini. «Con Iker avevamo studiato un modo per non farci sorprendere ma non è andata come volevamo», si arrende Schuster.
CHE NUMERI - La quarta e la quinta rete contro il Real Madrid lo portano a 248 gol con la Juve, 46 in Champions League, 7 in questa stagione, nella quale ha cecchinato: Artmedia, Zenit e Real (tre volte) in Coppa; il Palermo (unico gol non decisivo per una vittoria) e la Roma in campionato. Sta segnando con gli impressionanti ritmi della scorsa stagione e - se possibile - è ancora più determinante.
CHE UOMO - Non è solo una questione di numeri, infatti. Del Piero segna, ma si carica anche la squadra sulle spalle nei momenti difficili, raduna i senatori per scacciare la crisi: capitano, leader, goleador. Da un Real all’altro, nelle ultime due settimane ha mantenuto la tensione alta, così come prima aveva saputo tenere i nervi saldi, anche quando poteva farli e farseli saltare. Questa vittoria, timbrata con una doppietta che supera anche il mitico successo di 46 anni fa con gol di Sivori, è in qualche modo un premio, meritatissimo, a chi ha contribuito clamorosamente alla ricostruzione di quel sogno che si chiama Juventus. «Quando scesi in campo a Rimini, due anni fa, in serie B, non avevo nessun dubbio che sarei tornato a giocare al Bernabeu nel minor tempo possibile. Anzi, proprio il pensiero di poter tornare lì mi ha spinto a giocare a Rimini». Ieri la Juventus è tornata davvero nella sua casa, della quale Del Piero ha portato e fissato moltissimi mattoni. Tant’è che sarebbe ora di pensare a qualche soprammobile per arredarla meglio: il Pallone d’Oro, per esempio, non ci starebbe male. E nessuno storca il naso, pensarlo - ora - non è affatto una bestemmia.
Guido Vaciago
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